Storia
La lotta per il dominio dei mari
Versione Italiana | 22.08.2022
Lotta per il
dominio dei mari
Qui sotto, alcune navi della Flotta d'Alto Mare in navigazione, nel mar Baltico, nel 1914. La Flotta tedesca, voluta dall'ammiraglio Tirpitz, contese alla più potente Royal Navy inglese il dominio dei mari attorno all'Europa.

I PIANI DI GUERRA DELLE FORZE NAVALI
Allo scoppio della Guerra la Grand Fleet britannica era decisamente più potente della Flotta d'Alto Mare tedesca. L'Ammiragliato britannico aveva deciso di concentrare la maggior parte delle unità della marina nella base di Scapa Flow, nelle isole Orcadi, al largo della costa settentrionale della Scozia. Al comando del grande complesso di ventuno dreadnoughts, otto navi da battaglia tradizionali e ottanta tra caccia e incrociatori era stato posto l'ammiraglio John Jellicoe.
Di carattere piuttosto pacato, Jellicoe aveva una degna controparte nel suo focoso ed estroverso subordinato, l'ammiraglio David Beatty, cui era affidato il comando della squadra degli incrociatori da battaglia. L'Ammiragliato non privilegiò l'ipotesi di una battaglia risolutiva contro la Flotta tedesca ma preferì stabilire un blocco delle coste nemiche, in forza del quale le unità inglesi si sarebbero garantite il controllo del canale della Manica e del varco di duecento miglia tra Scozia e Norvegia. In questo modo alle navi tedesche sarebbe stato impedito l'accesso all'oceano Atlantico e alle rotte commerciali.
La Flotta d'Alto Mare contava tredici dreadnought, sedici navi da battaglia tradizionali e quaranta tra caccia e incrociatori; la sua base principale era Wilhelmshaven ed era al comando dell'ammiraglio Friedrich von Ingenohl. Sotto molti aspetti la creazione di questa Flotta aveva contribuito allo scoppio della Grande Guerra. Tuttavia, a conflitto iniziato, né Ingenohl né il kaiser - che era personalmente coinvolto nella stesura dei piani di guerra delle forze navali - pensarono di rischiare uno scontro diretto con la Royal Navy. Così, la Flotta d'Alto Mare se ne restò inattiva nei porti, arrischiandosi soltanto in qualche missione nelle acque del mar Baltico. Ben poco per una Flotta che era costata così tanto alla Germania in termini sia economici che diplomatici.
L'artefice della nuova marina tedesca, Tirpitz, e molti altri ammiragli fecero costante pressione per assumere un ruolo più attivo nella guerra navale. Il loro continuo incitamento fece sì che la Flotta d'Alto Mare effettuasse almeno qualche sortita nel mare del Nord, nel tentativo di attirare in trappola qualche unità britannica.
L'ammiraglio tedesco von Spee decise di entrare nell'Atlantico e fare rotta verso le coste africane, ma i britannici, scottati dalla recente sconfitta, erano ben determinati a sbarazzarsi di lui e delle sue unità.
GLI SCONTRI AL LARGO DEL SUD AMERICA
Lo scoppio del conflitto colse di sorpresa un certo numero di piccole squadre navali tedesche disperse negli oceani del mondo. Queste unità, avendo la possibilità di sfidare il blocco della Royal Navy, per rientrare in patria in alternativa alla resa, tentarono di infliggere il massimo danno possibile agli alleati.
La squadra più consistente era quella comandata dall'ammiraglio Maximilian von Spee, che comprendeva, tra l'altro, i due incrociatori corazzati Scharnborst e Gneisenau. Spee parti dal porto di Tsing Tao, in Cina, facendo rotta verso le coste del Cile, per raggiungere l'Atlantico per la via di Capo Horn. Informati delle mosse tedesche, gli inglesi ordinarono all'ammiraglio Christopher Craddock, che comandava la squadra dislocata in quelle acque, di sbarrare alle navi di von Spee l'accesso per l'Atlantico. L'audace Craddock cercò lo scontro diretto con le navi tedesche prima di congiungersi con i rinforzi inviatigli. Il 1° novembre 1914 riuscì nel suo intento, intercettando la squadra di von Spee al largo del porto cileno di Coronel. Abilmente, però, von Spee conquistò una posizione più favorevole dalla quale potè "martellare" l'avversario. Due incrociatori britannici saltarono in aria e colarono a picco con tutto l'equipaggio (circa mille e seicento uomini, Craddock compreso), mentre i tedeschi non subirono danni, né perdite. Due altre unità britanniche riuscirono a sfuggire alla distruzione, ma per la Royal Navy la battaglia si era risolta in una vergognosa sconfitta.
Dopo aver fatto rifornimento, von Spee decise di entrare nell'oceano Atlantico e fare rotta verso le coste africane ma gli inglesi, scottati dalla recente sconfitta, erano ben determinati a sbarazzarsi di lui e delle sue unità. L'11 novembre spedirono nell'Atlantico meridionale l'ammiraglio Doveton Sturdee con una squadra molto più potente, che fece rotta verso le isole Falkland. In dicembre, von Spee doppiava Capo Horn e, prima di intraprendere la traversata dell'Atlantico, pensò di attaccare Port Stanley, capitale delle Falkland. I tedeschi restarono, però, impietriti nello scoprire che a Port Stanley c'era l'intera squadra navale di Sturdee, arrivata solo la notte precedente.
Inferiori i per numero e potenza di fuoco, le navi tedesche tentarono di sganciarsi, ma gli inglesi erano più veloci e, affamati di vendetta, si gettarono immediatamente all'inseguimento. Dopo aver serrato le distanze fino a mettersi a portata di tiro, le navi di Sturdee annientarono la squadra di von Spee in una battaglia impari, nella quale i tedeschi persero duemila uomini. Tra le navi tedesche solo l'incrociatore leggero Dresden riuscì a sfuggire alla terribile caccia inglese rifugiandosi nel Pacifico, dove venne comunque intercettato e affondato tre mesi dopo. In seguito a un anno che si potrebbe definire quanto meno deprimente, l'eliminazione delle unità di von Spee, rappresentò una vittoria importante per il morale britannico.
IL FUTURO DELLA MARINA IMPERIALE
La Flotta d'Alto Mare tedesca era stata concepita per contendere il dominio dei mari alla Grand Fleet britannica, ma rimase pressoché bloccata nel mare del Nord, nonostante alcune coraggiose sortite e la vittoria nella Battaglia dello Jutland. Anche le unità tedesche fuori d'Europa non ebbero maggiore fortuna nonostante le vittorie iniziali riportate da von Spee. Cosi la marina imperiale avrebbe dovuto ripensare al suo ruolo e affidare le sue speranze a una nuova, micidiale arma: il sommergibile.
LE BATTAGLIE DEL MARE DEL NORD
Nella Royal Navy non erano pochi gli ufficiali che mal sopportavano l'inazione cui erano costretti dall'impostazione difensiva data da Jellicoe alla guerra navale britannica. Tra di loro c'era il commodoro Reginald Tyrwhitt, comandante di una squadra di incrociatori di base ad Harvich, ideatore di un piano d'azione offensiva. Infatti, Tyrwhitt aveva scoperto che i caccia tedeschi che pattugliavano la baia di Helgoland, presso Wilhelmshaven, seguivano metodicamente rotte e tempi regolari. Propose quindi che la Royal Navy approfittasse di tanta teutonica prevedibilità tendendo una trappola a una delle squadriglie avversarie. Sia pur riluttante, Jellicoe diede il suo consenso e rinforzò la squadra destinata all'azione con gli incrociatori da battaglia di Beatty. L'attacco della
Royal Navy scattò il 28 agosto 1914. Il preciso fuoco delle navi britanniche spedì a fondo due unità tedesche prima che la Flotta d'Alto Mare riuscisse a far salpare degli aiuti.

Questi rinforzi entrarono in azione solo nel pomeriggio, spostando l'equilibrio di forze in favore dei tedeschi. Tyrwhitt fu allora costretto a ripiegare, ma a questo punto si gettò nella mischia la potente squadra di Beatty.
Mentre le acque della battaglia diventavano sempre più affollate, lo scontro si fece piuttosto confuso e le navi britanniche si trovarono a un passo dallo spararsi a vicenda. Comunque, la Battaglia di Helgoland si chiuse con una vittoria britannica che costò ai tedeschi la perdita di tre incrociatori, un caccia e un totale di mille e duecento uomini. Gli inglesi subirono appena trentacinque perdite umane. Anche in campo tedesco diversi ufficiali erano irrequieti per il comportamento fiacco della loro marina e invocavano un atteggiamento più aggressivo.
L'ammiraglio Franz von Hipper, comandante della squadra degli incrociatori da battaglia, smaniava per potersi misurare con la Royal Navy ed eroderne lentamente la supremazia. La sua idea era quella di effettuare incursioni sulle città costiere britanniche; confidava che Jellicoe avrebbe reagito inviando squadre di consistenza ridotta, permettendo ai tedeschi di attirarle in trappola e averne facilmente ragione. Così, le unità tedesche attaccarono le coste britanniche in novembre e in dicembre, senza però riuscire a far scattare la loro trappola sulle unità della Grand Fleet, che non intervennero per proteggere le popolazioni civili.
L'incursione del 24 gennaio 1915, però, andò diversamente. Una branca segreta dell'Ammiragliato, nota come "Stanza 40", era infatti riuscita a decifrare i codici della marina tedesca. Quando i tedeschi sferrarono il loro attacco sul Dogger Bank, al largo delle coste del Northumberland, trovarono ad attenderli gli incrociatori da battaglia di Beatty. Hipper, nel trovarsi di fronte una squadra navale tanto superiore, invertì la rotta puntando a tutto vapore verso le acque di casa. Beatty si mise in caccia: era iniziata la Battaglia del Dogger Bank.
L'INCROCIATORE BRITANNICO NOTTINGHAM, COLPITO DURANTE LA BATTAGLIA DELLO JUTLAND, VISTO DALLO HMS BIRMINGHAM.
OPERAZIONI DI "CARBONAMENTO", CIOÈ DI CARICO DEL CARBONE NECESSARIO PER ALIMENTARE LE UNITÀ DA COMBATTIMENTO.
Nel volgere di pochi minuti la più lenta delle unità tedesche, il Blicher, era già fuori combattimento, mentre le altre cercavano scampo da distruzione certa. Tuttavia, quando anche l'ammiraglia di Beatty venne gravemente danneggiata, la battaglia subì un improvviso rivolgimento: Beatty ordinò al suo secondo, l'ammiraglio Moore a bordo del New Zealand, di continuare a dar caccia ai tedeschi, ma questi interpretò male l'ordine e concentrò l'azione delle unità britanniche nella distruzione del già danneggiato Blücher. Senz'altro stupiti da tanta fortuna, gli altri incrociatori tedeschi riuscirono a liberarsi dalla morsa del nemico. Sfumò così la concreta opportunità di un'importante vittoria britannica.
Moore pagò il suo errore perdendo l'incarico e i tedeschi appresero un'importante lezione riguardo i moderni proiettili navali che, quando colpivano le riserve di munizioni di bordo, rappresentavano una grave minaccia. La marina tedesca studio misure per ovviare questo problema, mentre la Royal Navy non avrebbe affrontato il problema fin dopo la Battaglia dello Jutland.
LA BATTAGLIA DELLO JUTLAND
non tentarono più di insidiare il prima navale britannico fino al 1916. In quell'anno, a capo della Flotta d'Alto Mare, venne nominato l'ammiraglio Reinhard Scheer. Questi riuscì nuovamente a superare la riluttanza del kaiser, convincendolo ad adottare una strategia navale più aggressiva.
Il 31 maggio la Flotta d'Alto Mare lasciò le sue basi. Alla sua testa c'era una squadra di quarantuno unità comandate da Hipper. Nella sua scia, a congrua distanza, navigava il grosso della Flotta agli ordini di Scheer con cinquantanove unità, tra cui sedici dreadnought. I piani tedeschi ipotizzavano che Hipper prendesse contatto con un gruppo navale inglese di dimensioni analoghe al suo. Ripercorrendo la falsariga della Battaglia del Dogger Bank, Hipper avrebbe allora dovuto invertire la rotta e darsi alla fuga, facendosi inseguire dagli incrociatori da battaglia britannici e portandoli a scontrarsi con la potenza dell'intera Flotta d'Alto Mare.
Ciò avrebbe significato una straordinaria vittoria navale tedesca. La sorte non fu benevola con i tedeschi. Anche questa volta, la "Stanza 40" era riuscita a carpire i loro piani segreti. Gli inglesi non conoscevano la precisa posizione della Flotta tedesca, ma sapevano che era in mare. Jellicoe, quindi, fece salpare tutta la Grand Fleet, novantanove unità tra cui ventiquattro dreadnought. Sessanta miglia a proravia della Grand Fleet navigava l'avanguardia di Beatty composta da altre cinquantadue navi, quattro delle quali dreadnought.
Né i tedeschi, né i britannici lo sospettavano, ma tutti stavano dandosi appuntamento per l'ultima grande battaglia navale della storia.
UNITÀ DA GUERRA BRITANNICHE IN FORMAZIONE SERRATA NELLE ACQUE DEL MARE DEL NORD.
Poco dopo le 14, Beatty avvistò le navi di Hipper e accostò a sud nel tentativo di serrare le distanze. Nella manovra Beatty perse contatto con le sue dreadnought, ma non se ne curò, aumentando la velocità e gettandosi alla caccia dei tedeschi, convinto di avere di nuovo colto Hipper in svantaggio. Beatty era ben deciso a non farsi scappare un'altra occasione come quella del Dogger Bank; le sue dreadnought avrebbero potuto raggiungerlo in seguito.

Dal canto suo Hipper, convinto che il piano tedesco stesse funzionando, cercò scampo verso sud, portando Beatty in rotta di collisione con l'intera Flotta d'Alto Mare. Già in questa fase intermedia, tuttavia, le due squadre di incrociatori da battaglia ingaggiarono il combattimento aprendo il fuoco da grande distanza. Sulle unità britanniche si abbatté il disastro: un colpo tedesco penetrò le corazze di una delle torri di grosso calibro dell'Indefatigable, ne raggiunse le riserve di munizioni e causò un'apocalittica esplosione.
La nave si capovolse e colò a picco, trascinando in fondo al mare i mille uomini del suo equipaggio. Subito dopo, un'altra grande esplosione sventrò la santabarbara della Queen Mary, che seguì la sorte dell'Indefatigable con mille e duecento dei suoi marinai. Inorridito ma con imperturbabile spirito inglese, Beatty disse al comandante della sua
ammiraglia: <
ammiraglia: <
Quindi, diedero la caccia a Beatty per due ore, ignari del fatto che questi li stava conducendo in trappola. Mentre le navi tedesche serravano rapidamente le distanze, Jellicoe si preparava alla battaglia. Decise di schierare le sue navi trasversalmente di fronte al nemico; cioè, come si dice in gergo marinaro, di "sbarrare il T". La Grand Fleet manovrò fino a comporre una lunga linea disposta nel modo migliore per intercettare la formazione tedesca che arrivava a tutto vapore.
La manovra avrebbe messo la Royal Navy in una situazione di grande vantaggio, consentendole di utilizzare tutti i cannoni di ogni singola nave, mentre i tedeschi avrebbero potuto sparare solo con i pezzi prodieri delle unità capofila. Alle 18.15 Scheer osservò sbalordito l'intera Grand Fleet stagliarsi all'orizzonte, disposta alla perfezione per la battaglia. Mentre lo scontro si accendeva, Scheer capì che se non avesse reagito con rapidità tutto sarebbe stato perduto. Ordinò che tutta la Flotta eseguisse un'inversione di rotta sotto la copertura di una cortina fumogena e di un attacco dei caccia. La difficile manovra, anche se sorprendentemente riuscì a togliere d'impaccio la Flotta tedesca, creò un altro problema: si stava allontanando sempre più dalle sue basi.
DURANTE LA BATTAGLIA DELLO JUTLAND I BRITANNICI PERSERO 14 UNITA E 6.800 UOMINI.
LE OPERAZIONI NEL MARE DEL NORD
Jellicoe approfitto della momentanea pausa per ridisporre le sue unità. Così Scheer, quando tentò di rimettere la prua sulla rotta di casa, si trovò davanti la Grand Fleet che gli sbarrava di nuovo la strada. Oppresso dalla prospettiva di un disastro imminente, Scheer ordinò un'altra accostata di 180°.
Coprì la manovra inviando gli incrociatori da battaglia e alcune squadriglie di caccia in una carica suicida proprio in faccia alla formidabile potenza di fuoco della Grand Fleet. Parecchie unità tedesche subirono danni devastanti, ma la tattica funzionò. Scheer aveva sventato una minaccia mortale. All'imbrunire Jellicoe cercò di dislocare le sue unità in modo da tagliare la ritirata della Flotta d'Alto Mare verso le sue acque nazionali, ma non ebbe successo. In un susseguirsi di furibondi e confusi scontri notturni, Scheer si insinuò attraverso la retroguardia delle formazioni britanniche riuscendo a rientrare alla base.
La Battaglia dello Jutland era finita. Da un punto di vista tattico, lo scontro era terminato con un pareggio, ma la Grand Fleet aveva subito danni maggiori. In totale la Royal Navy aveva avuto seimila e ottocento perdite con l'affondamento di tre incrociatori da battaglia e otto caccia. I tedeschi avevano perso una vecchia corazzata, un incrociatore da battaglia, quattro incrociatori leggeri e cinque cacciatorpediniere con tremila e cento perdite.
Con le cifre dalla loro parte, i tedeschi vantarono Jutland come una grande vittoria, ma non fu proprio così: la Royal Navy riuscì, infatti, a conservare la supremazia nel mare del Nord. Peraltro, lo scontro ebbe per la Gran Bretagna un sapore amaro. Tutti avevano coltivato la speranza di una vittoria di proporzioni epiche ma, anche dopo Jutland, la Flotta tedesca rimaneva potenzialmente una grave minaccia. Ciò che i britannici ignoravano era che i tedeschi stavano per giocare una "nuova carta" per assicurarsi il dominio dei mari: il sommergibile.
Iscriviti alla newsletter settimanale
Riceverai via email le notizie su modellismo statico, fiere, storia moderna, e mezzi militari storici dalla testata online più letta in Italia su questi temi.

TI POTREBBERO INTERESSARE ANCHE
Lascia un commento
Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *
0
recensioni
APPROFONDIMENTI
ARTICOLI RECENTI
SEGUICI ANCHE SU INSTAGRAM
FACEBOOK