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Storia
Il Fronte orientale
Versione Italiana     |     24.05.2022
Il Fronte Orientale
 
Sul Fronte orientale, nel 1914, i tedeschi impegnati in Prussia orientale - erano accerchiati. Infatti, la gran parte delle risorse dell'esercito era impegnata a occidente. Eppure furono proprio le battaglie combattute sul Fronte orientale ad assicurare i maggiori successi agli Imperi centrali.



I PIANI RUSSI E QUELLI TEDESCHI
come molti altri paesi poi coinvolti nella Prima Guerra Mondiale, la Russia aveva per anni e anni stilato piani Strategici impostati sull’offensiva. L'esercito russo, una volta pienamente mobilitato, sarebbe divenuto un colosso di cinque milioni e trecentomila soldati, superiore per numero a quelli di Austria e Germania messi assieme. Tuttavia il Paese era sconfinato, soffriva di una rete di comunicazioni inefficiente e aveva un'inadeguata base industriale, perciò sarebbero stati necessari mesi per completare la mobilitazione. In questo lasso di tempo le esigenze di materiale bellico di tutti i tipi - dai pezzi d'artiglieria ai cappotti pesanti - erano destinate a crescere a dismisura, mettendo in crisi produzione e logistica. Nel 1914, però, queste considerazioni apparivano quasi irrilevanti in quanto le sorti della guerra sembravano doversi decidere rapidamente, forse ancor prima che la mobilitazione potesse essere portata a termine.



SOLDATI RUSSI AI CONFINI DELLA PRUSSIA. IL GRANDE ESERCITO DELLO ZAR INIZIÒ LA SUA LENTA MOBILITAZIONE NEL 1914

Lo schema offensivo russo venne stilato dal generale Danilov e battezzato Piano 19. Contemplava due offensive contemporanee, una diretta all'Austria e una alla Prussia orientale. Danilov aveva capito che il più pericoloso tra gli avversari della Russia era la Germania. L'esercito tedesco infatti era più grande, più preparato e meglio equipaggiato di quello austriaco. Tuttavia i russi sospettavano che il nemico avrebbe dedicato la maggior parte del suo potenziale bellico alla sconfitta della Francia e che avrebbe lasciato solo una forza di copertura a presidio dei confini orientali; questo avrebbe dato alla Russia l'opportunità di schiacciare qualsiasi difesa tedesca e di impadronirsi dell'intera Prussia orientale. Danilov covava la speranza che tutto ciò, oltre a una vittoriosa offensiva contro la debole e distratta Austria, fosse possibile molto prima che la Russia avesse il tempo di completare la mobilitazione del suo esercito.
In un certo senso, sul Fronte orientale i tedeschi fecero esattamente il gioco dei russi. Osservando in pieno i dettami del Piano Schlieffen, la Germania decise di concentrare tutti i suoi sforzi contro la Francia. Il piano tedesco richiedeva che un'esigua forza di copertura dislocata in Prussia orientale tenesse a bada i russi finché non fosse entrato in gioco tutto il peso del loro gigantesco esercito.
A quel punto i tedeschi contavano di aver già vinto le loro battaglie a occidente e di poter tempestivamente trasferire a est il grosso delle loro forze. Sulle prime la difesa della Prussia orientale venne pertanto affidata a una sola armata tedesca, l'Ottava, comandata dal generale Prittwitz. A quest'ultimo e al suo ufficiale alle operazioni, il generale Hoffmann, venne assegnata la missione di resistere in difesa contro le superiori forze russe, così da permettere che in Francia il Piano Schlieffen potesse completare il suo corso. Al comando del Fronte nord-occidentale russo, e quindi dell'invasione della Germania, c'era il generale Zhilinsky. Ai suoi ordini c'erano circa 650 mila uomini, cui si opponevano i 135 mila difensori tedeschi. Le forze russe erano divise tra la Prima Armata, al comando del generale Rennenkampf, e la Seconda Armata guidata dal generale Samsonov. La nomina di questi due comandanti alla guida dell'offensiva russa fu un errore madornale: acerrimi rivali da anni, si odiavano cordialmente.

Danilov si era reso conto del fatto che il più pericoloso tra i due avversari della Russia era la Germania. L'esercito tedesco era infatti più grande, più preparato e meglio equipaggiato di quello austriaco
LA RUSSIA ENTRA IN GUERRA
Mentre la guerra a occidente si arenava in un inconcludente nulla di fatto, a oriente si aprivano tre fronti costellati da altrettante importanti battaglie. I russi, in parte su pressione dei malconci francesi, invasero la Prussia orientale convinti di poter facilmente piegare la resistenza dell'esigua forza di copertura lasciata dai tedeschi a presidio di quella regione. L'operazione russa, però, era viziata fin dall'inizio da gravi lacune organizzative e dalla rivalità che divideva i generali responsabili delle due armate d'invasione. Inevitabilmente sfociò, dunque, in una tremenda sconfitta, mentre la relativa, inaspettata vittoria tedesca fece dei comandanti tedeschi Hindenburg e Ludendorff due eroi nazionali.

LO ZAR NICOLA II
L'ultimo zar di Russia, Nicola II, era l'ultimo erede di una dinastia che aveva regnato incontrastata per trecento anni. Nel 1914, Nicola Il condusse il suo paese in guerra malgrado nutrisse cattivi presagi che, alla fine, si sarebbero rivelati fondati. Mentre le armate russe si dissolvevano sui campi di battaglia, egli resistette con determinazione a tutte le pressioni per una riforma istituzionale moderata che avrebbe potuto salvare la nazione dalle violenze della rivoluzione. Nel settembre 1915 Nicola Il aggravò ulteriormente la situazione destituendo dal comando il granduca Nicola e assumendo in prima persona la carica di comandante sul campo delle armate. Per la sua assenza dalla capitale, abbandonò le questioni di governo in mano a veri e propri incompetenti. Inoltre, un crescente potere ricadde nelle mani del bieco monaco Rasputin, personaggio che aveva grande influenza sulla zarina. Nella sua nuova veste di comandante militare, Nicola Il si dimostrò sfortunato.
Un suo contemporaneo avrebbe affermato che lo zar era «del tutto inadatto al comando, ma non lo avrebbe mai affidato a qualcun altro». Da quel momento in poi l'esercito russo "navigò a vista", senza un vero comando o una strategia coerente, divenendo per i tedeschi nulla più che l'ombra di una minaccia. Nel marzo 1917, a San Pietroburgo, scoppiò la Rivolta del pane che in breve portò all'abdicazione dello zar e al suo arresto, avvenuto nel quartier generale. Se lo zar fosse stato nella capitale, probabilmente avrebbe potuto influire sulla catena di eventi che avrebbe portato alla rivoluzione, invece si trovò ridotto alla condizione di prigioniero del governo provvisorio. Quando la Rivoluzione sfoció nella guerra civile, Nicola cadde nelle mani dei bolscevichi che, nel 1918, lo misero a morte con tutta la famiglia. Nicola Il divenne così la prima di milioni di vittime del comunismo la cui ascesa al governo non sarebbe stata possibile senza l'orrore della Guerra.
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ALCUNI PROFUGHI TEDESCHI, IN FUGA DI FRONTE ALL'OFFENSIVA RUSSA IN PRUSSIA ORIENTALE, SONO INTENTI A RIPARARE UNA RUOTA DEL LORO CARRO.
Alcuni storici sospettano perfino che il loro odio reciproco fosse tanto profondo da far sperare a ciascuno che l'altro venisse sconfitto dai tedeschi. Malgrado ciò, il loro piano d'azione era semplice e tatticamente valido. Rennenkampf avrebbe dovuto guidare la penetrazione in Prussia orientale direttamente da est, ingaggiando in battaglia la più debole armata tedesca. Nel frattempo Samsonov, partendo dalla Polonia, avrebbe dovuto attaccare la Prussia orientale da sud. Subito dopo, avrebbe dovuto effettuare un'ampia volata alle spalle dei tedeschi ancora inchiodati sulle loro posizioni da Rennenkampf, aggirarli e annientarli, ponendo così fine a ogni resistenza nella regione. Il piano russo era tuttavia minacciato da alcune potenziali complicazioni. La rete ferroviaria tedesca aveva uno scartamento diverso rispetto a quella russa c ciò avrebbe impedito ai treni russi di spostarsi sui binari tedeschi. Ciò avrebbe avuto ovvie ripercussioni sulla logistica dell'esercito attaccante. Anche le comunicazioni ponevano seri problemi: le armate di Samsonov e di Rennenkampf sarebbero state separate da centinaia di miglia di territorio inospitale e controllato dal nemico. Ciascuna di esse avrebbe dovuto procedere alla cieca, sperando che l'altra fosse in grado di portare a buon fine la sua parte. Un limitato scambio d'informazioni venne effettuato via radio, comunque con scarsa efficacia. Ancora peggio, i due comandanti russi commisero il marchiano errore di non criptare le loro trasmissioni e ciò permise ai tedeschi di intervenire nei momenti più cruciali della battaglia localizzando le forze russe.
Un'ulteriore insidia venne dalle simulazioni che da tempo i tedeschi avevano effettuato per analizzare i possibili scenari di una guerra contro la Russia. Queste esercitazioni avevano indicato che i russi avrebbero molto probabilmente tentato una manovra aggirante. Così i tedeschi si aspettavano proprio quello che i russi volevano fare ed erano preparati per l'evenienza.

Il piano tedesco era estremamente rischioso in quanto prevedeva la divisione delle truppe a difesa della Prussia orientale e lasciava un'esigua forza di copertura sul cammino di Rennenkampf. Se questi avesse intuito il piano tedesco, no uno dei difensori della Prussia orientale si sarebbe salvato.
L'ASSALTO RUSSO
Il 17 agosto la Prima Armata russa ordini di in territoIrio tedesco. Dopo qualche scaramuccia le forze tedesche di presidio nell'area ripiegarono. Prittwitz e Hoffmann speravano di riuscire ad attirare progressivamente Rennenkampf in avanti in modo da allungare oltre misura le sue linee e poi sconfiggere la Prima Armata russa con una serie di battaglie difensive. Prittwitz pensò anche di sferrare un contrattacco di disturbo e, il 20 agosto, prese ad aumentare la resistenza opposta dai suoi uomini nei pressi del villaggio di Gumbinnen.
Tuttavia la manovra tedesca risultò mal coordinata e lasciò parecchi reparti alla mercé dell'artiglieria russa, per cui l'Ottava Armata fu costretta a ripiegare ancora. Malgrado la vittoria e la cattura di seimila prigionieri, Rennenkampf non inseguì i tedeschi in ritirata. La decisione venne in parte ispirata dal suo carattere cauto ma anche dalla volontà di adempiere alla sua missione: inchiodare il nemico sulle sue posizioni in attesa dell'offensiva di Samsonov. Se i tedeschi si fossero ritirati troppo velocemente la trappola russa non avrebbe potuto scattare.
Prittwitz accolse la sconfitta subìta nella Battaglia di Gumbinnen come un puro e semplice disastro. La notizia che la Seconda Armata russa di Samsonov aveva iniziato ad avanzare da sud lo spinse sull'orlo del panico. Sgomento di fronte alla minaccia di accerchiamento e distruzione che sembrava pendere imminente sulle sue forze si perse d'animo e contatto il comandante Moltke chiedendo l'autorizzazione a far ripiegare l'Ottava Armata di più di centosessanta chilometri, fino a una nuova linea difensiva oltre il fiume Vistola.
Un'iniziativa di quel genere avrebbe significato consegnare l'intera Prussia orientale all'invasore russo. In realtà Moltke voleva che il Fronte della Prussia orientale resistesse a qualsiasi costo, per cui decise di rimuovere Prittwitz e lo sostituì con uno staff composto dal generale Paul von Hindenburg e dal capo di stato maggiore di quest'ultimo, Erich von Ludendorff. Inoltre, l'apparentemente disastrosa situazione della Prussia orientale portò Moltke alla grave decisione di rinforzarne le difese sottraendo forze dal fianco destro del Fronte d'invasione in Francia.
il conflitto orientale
SOLDATI TEDESCHI CONSUMANO IL PASTO IN UNA POSTAZIONE DIFENSIVA MIMETIZZATA IN PRUSSIA ORIENTALE. NELLA PAGINA A FIANCO: TRUPPE PRTOVENIENTI DAL FRONTE OCCIDENTE IN VIAGGIO PER RAFFORZARE LA SITUAZIONE SUL FRONTE ORIENTALE.
LA BATTAGLIA DI TANNENBERG
la battaglia di tannenberg
LA BATTAGLIA DI TANNENBERG
Ancor prima della destituzione di Prittwitz, l'ufficiale alle operazioni dell'Ottava armata tedesca aveva analizzato la possibilità di realizzare una grande vittoria. Osservando la grande distanza che ancora separava due armate russe, Hoffmann realizzò che un comandante abbastanza audace aveva l'opportunità di sconfiggerle in successione una dopo l'altra prima che avessero il tempo di riunirsi. Il suo piano contemplava la divisione delle forze tedesche in Prussia orientale e lasciava solo un'esigua forza di copertura sul cammino della Prima Armata russa, risultando perciò estremamente rischioso. Se Rennenkampf avesse per caso subodorato il piano tedesco non uno dei difensori della Prussia orientale si sarebbe salvato. Il piano di battaglia, che frutto alla Germania la vittoria sul Fronte orientale, venne quindi stilato da Hoffmann ma furono Hindenburg e Ludendorff a metterlo in atto e a raccogliere il frutto del suo successo.
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TRUPPE PROVENIENTI DAL FRONTE OCCIDENTALE IN VIAGGIO PER RAFFORZARE LA SITUAZIONE SUL FRONTE ORIENTALE.
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OSTACOLATA DAL FUOCO D'ARTIGLIERIA RUSSO, LA FANTERIA TEDESCA VA ALL'ASSALTO A TANNENBERG.
Lo schema tedesco contemplava un innovativo sfruttamento della rete ferroviaria che correva nelle retrovie dell'area di operazioni per consentire una rapidissima ridislocazione delle forze tedesche da nord a sud. Tre Corpi d'armata avrebbero dovuto essere così trasferiti a sud per essere schierati sulla direttrice di avanzata dell'ignara Seconda Armata russa di Samsonov. Uno di essi avrebbe dovuto ingaggiare in battaglia Samsonov e inchiodare sul posto le sue forze, mentre gli altri due avrebbero dovuto attaccare i russi ai fianchi mettendo in atto una classica manovra avvolgente. La ridislocazione delle unità tedesche prese le mosse il 23 agosto e si svolse nel più assoluto segreto. Infatti, se Samsonov avesse avuto sentore della manovra tedesca, la sua armata avrebbe potuto facilmente evitare la trappola.
La situazione sarebbe stata innegabilmente peggiore se a scoprire lo stratagemma fosse stato Rennenkampf. Fino alla soluzione della battaglia, a sud, solo un fragile schermo di cavalleria avrebbe fronteggiato Rennenkampf e impedito una sua completa vittoria in Prussia orientale. Il piano tedesco era audace e pericoloso, degno di un Napoleone o di un Robert E. Lee, era uno di quei piani di battaglia che, inevitabilmente, danno a una parte la più fulgida delle vittorie e all'altra la più ignominiosa delle sconfitte. Samsonov percepi solo in parte il lavorio tedesco in corso nel suo settore e comunicò a Zhilinsky che era imminente una grossa battaglia. Certo che quel che gli si prospettava non fosse nulla di particolarmente impegnativo, Samsonov ordinò l'avanzata alle sue truppe il 26 agosto. In quello stesso giorno le forze tedesche del settore fecero partire la loro manovra aggirante. Sulle prime Samsonov pensò che il grosso delle unità nemiche operasse sul suo fianco destro e ordinò un attacco in quella zona.

I russi ottennero qualche iniziale successo, tuttavia Samsonov rimase alquanto sorpreso quando i tedeschi attaccarono anche al centro e sul fianco sinistro. A questo punto il frastornato Samsonov si rese finalmente conto degli obiettivi del nemico e la sua pessima situazione iniziò a chiarirsi anche nel quartier generale di Zhilinsky, che pure era ben distante dalla prima linea. Il Fronte orientale era giunto in una fase cruciale: l'intera Seconda Armata russa rischiava l'annientamento. Se solo Rennenkampf avesse mosso a sud, per colpire da tergo le forze tedesche, sarebbe stato ancora possibile raddrizzare la situazione. Zhilinsky ordinò perciò al circospetto Rennenkampf di puntare a sud ma questi, forse a causa del suo carattere eccessivamente guardingo o forse perché mosso dalla sua ben nota avversione per il rivale Samsonov, continuò a dirigere lentamente verso ovest, abbandonando al suo destino la Seconda Armata russa.
La Battaglia di Tannenberg (l'attuale città polacca di Stebark) si sviluppò così a sudovest della posizione mantenuta da Rennenkampf. Per il 28 agosto entrambe le ali dello schieramento di Samsonov iniziarono a cedere e la situazione russa si fece critica. Samsonov si recò personalmente in prima linea per risollevare il morale dei suoi uomini; sperava ancora che un attacco al centro potesse rimettere a posto le cose.
La disperazione che vide nel corso del suo giro d'ispezione lo persuase che la battaglia era persa e che, se la sua armata voleva sopravvivere, doveva ritirarsi. Ormai era troppo tardi. Il 29 agosto la tenaglia tedesca si chiuse alle spalle della Seconda Armata; i russi erano senza scampo e la Battaglia di Tannenberg giunse al suo epilogo. Per i russi Tannenberg fu un rovescio di proporzioni epiche.
La Seconda Armata perse circa 125 mila uomini, mentre i tedeschi ebbero "solo" 15 mila perdite. Resosi conto della portata della sconfitta, Samsonov si suicidò. Con il morale alle stelle per quella vittoria, l'Ottava Armata tedesca, comandata da Hindenburg e Ludendorff, intraprese il cammino inverso e si ridislocò a nord per fronteggiare i soldati di Rennenkampf.
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TRUPPE RUSSE IN AZIONE IN PRUSSIA ORIENTALE DURANTE LA CRUCIALE BATTAGLIA DI TANNENBERG.
Gli obiettivi dei tedeschi apparvero finalmente chiari allo scosso Samsonov e la sua pessima situazione iniziò a chiarirsi anche nel quartier generale di Zhilinsky, che pure era ben distante dalla prima linea. Il Fronte orientale era giunto a una fase cruciale: l'intera Seconda Armata russa rischiava l'annientamento.
LA BATTAGLIA DEI LAGHI MASURI
Grazie alle intercettazioni delle trasmissioni radio russe, i tedeschi conobbero alla perfezione la posizione dei reparti di Rennenkampf e poterono cosi agevolmente muovere contro il fianco sud della Prima Armata russa. Il potenziale tedesco, tra l'altro, era stato appena incrementato dall'arrivo di due Corpi d'armata sottratti all'offensiva sul Fronte occidentale. Con questi rinforzi, il 7 settembre, i tedeschi investirono il fianco sinistro russo minacciando di gettare a mare l'intera Prima Armata.
Rennenkampf aveva in mente il recente disastro di Tannenberg ed ebbe timore che anche le sue forze potessero essere aggirate e annientate; così, il 9 settembre, il comandante russo ordinò la ritirata su tutta la linea. Per contenere l'implacabile avanzata dei tedeschi e consentire al grosso delle sue forze di mettersi in salvo, dispose nel contempo che due divisioni attaccassero il centro dello schieramento nemico.
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IL PREOCCUPATO STATO MAGGIORE DEL GENERALE SAMSONOV DURANTE L'OFFENSIVA.
Per i russi, Tannenberg fu un rovescio di proporzioni epiche. La Seconda Armata perse circa 125 mila uomini, mentre i tedeschi subirono "solo" quindicimila perdite. Quando si rese conto delle dimensioni della sconfitta, Samsonov si suicidò.
IL FELDMARESCIALLO PAUL VON HINDENBURG
Al termine di una carriera piuttosto incolore, nel 1911 Hindenburg si era ritirato in pensione. Fu, tuttavia, richiamato in servizio a causa di una grave emergenza nazionale: l'invasione russa della Prussia orientale. Con al fianco il suo capo di stato maggiore Erich von Ludendorff, Hindenburg assunse il comando dell'Ottava Armata tedesca con la missione di bloccare l'avanzata del rullo compressore russo sul Fronte orientale. Mettendo in pratica il piano stilato dal suo predecessore, consegui una grande vittoria a Tannenberg sospingendo i russi fuori dal suolo tedesco e ciò lo portò alla ribalta nazionale. Nel novembre 1914, Hindenburg venne promosso feldmaresciallo e assunse il comando di tutto il Fronte orientale. Subito dopo aumentò la sua fama grazie ad alcune vittorie tattiche conseguite a danno dei russi nel 1915. Dopo il sanguinoso fiasco di Verdun, nel 1916, prese il posto di Falkenhayn quale comandante in capo delle forze armate tedesche. Con Ludendorff, decise che in Francia le forze tedesche dovevano ripiegare su posizioni più difendibili (poi note come "linea Hindenburg") e si concentrò sulla sconfitta dei russi. Questo passo avrebbe contribuito all'uscita dal conflitto della Russia, avvenuta nel 1917. Mentre la guerra andava per le lunghe, Hindenburg passava di vittoria in vittoria e la sua influenza in patria cresceva a grandi passi. Nel 1918, Hindenburg e Ludendorff avevano ormai preso il pieno sopravento sul frastornato kaiser e la Germania prese sempre più ad assomigliare a una dittatura militare agli ordini di Hindenburg. Nel 1918, dopo che la Russia aveva deposto le armi, Hindenburg e Ludendorff decisero di cercare la vittoria totale con una serie di grandi offensive sul Fronte francese. Malgrado il successo sembrasse più volte alla portata delle armi tedesche, gli alleati tennero duro e, infine, contrattaccarono con forza devastante. Hindenburg consigliò allora al kaiser l'abdicazione e chiese la pace agli alleati. Rimase al timone della Germania fino al luglio 1919, per poi ritirarsi a vita privata osannato come il più grande eroe tedesco della Grande Guerra. La sua leggendaria reputazione fece si che venisse nuovamente chiamato a coprire un'importantissima carica, quella di presidente della Repubblica di Weimar. Anche se ormai anziano e debole, fu Hindenburg, nel 1933, a nominare Adolf Hitler nuovo cancelliere tedesco.
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CADUTI RUSSI COSTELLANO IL CAMPO DI BATTAGLIA, MUTI TESTIMONI DELLA CORAGGIOSA RESISTENZA DELLA RETROGUARDIA RUSSA NELLA BATTAGLIA DEI LAGHI MASURI.
Quella affidata all'animosa retroguardia russa era una vera e propria missione suicida e, infatti, le due divisioni vennero totalmente spazzate via. Tuttavia i loro uomini si sacrificarono a caro prezzo, tenendo in scacco per ben 48 ore le soverchianti forze tedesche. Fu grazie al valore di quei soldati che molti loro commilitoni si salvarono. Il 13 settembre, in Prussia orientale, non c'era più un solo soldato russo. La Battaglia dei Laghi Masuri era sfociata in un'altra disastrosa sconfitta russa. L'esercito dello zar aveva avuto circa 120 mila perdite a fronte di appena 10 mila tedesche. In conclusione il tentativo russo di conquistare la Prussia orientale era fallito miseramente. Zhilinsky venne esautorato e la reputazione di Rennenkampf uscì irrimediabilmente distrutta. In campo tedesco, invece, Hindenburg e Ludendorff divennero eroi nazionali malgrado sotto molti aspetti essi non fossero stati altro che gli esecutori del brillante piano di Hoffman Tannenberg e i Laghi Masuri sono comunque considerate tra le più decisive battaglie della storia. In effetti una sola armata tedesca, soverchiata da due forze d'invasione russe, le aveva accerchiate e distrutte entrambe. Hindenburg e Ludendorff avrebbero rapidamente approfittato del loro vantaggio, lanciando l'invasione del territorio russo.
GEWEHR 98 GERMANIA
gewehr 98 germania
Calibro: 792 mm
Lunghezza titale: 1.255 mm
Caricatore: clip da 5 colpi
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MITRAGLIERI TEDESCHI DURANTE LA BATTAGLIA DEI LAGHI MASURI, CON LE LORO ARMI INFLISSERO TERRIFICANTI PERDITE AL NEMICO.
Per tutto il resto della Grande Guerra il Fronte orientale sarebbe rimasto in terra russa. Gli storici continuano a dibattere sulla reale essenza della sfortunata invasione russa in Germania nel 1914. La qualità del comando in campo russo fu pessima e l'intera operazione fu senz'altro prematura, lanciata prima che le forze armate fossero del tutto pronte. Tuttavia, il sacrificio russo non fu del tutto vano, visto che l'offensiva a oriente portò Moltke a distogliere risorse vitali dal Fronte occidentale. E vero che tale misura contribuì alla vittoria tedesca sui Laghi Masuri, ma probabilmente ebbe anche parte nel fallimento del Piano Schlieffen, condannando così la Germania alla sconfitta nella guerra di logoramento che seguì.

I PIANI AUSTRIACI
L’impero austro-ungarico vantava un esercito di ottocentomila uomini. Nominalmente il comando delle forze armate austriache spettava a Francesco Giuseppe ma, in realtà, l'attempato imperatore non aveva alcun potere sulle questioni militari. Il vero custode della potenza militare imperiale era il conte Franz Conrad von Hotzendorf, uomo estremamente sicuro di sé che, peraltro, molti storici descrivono come un pasticcione di prim'ordine. Oltre alle sue scarse doti personali, anche lo strumento di cui egli disponeva - le forze armate austriache soffriva di svariate ed evidenti lacune. L'Austria era un impero composto da varie etnie e ciò faceva sì che dovesse affidarsi a soldati la cui lealtà alla corona era piuttosto dubbia. Molti combattenti appartenevano a minoranze etniche ostili e attendevano impazientemente le battaglie come occasioni per disertare o rivolgere le armi contro i dominatori austriaci. Inoltre la rete dei trasporti nell'Impero era mediocre e l'economia impreparata a sopportare lo stress di un conflitto. Tutte queste considerazioni ebbero scarsa attenzione nei piani che il conte von Hotzendorf stese per l'imminente conflitto. Infatti, egli confidava nel fatto che la guerra avrebbe portato alla rapida sopraffazione della Serbia, seguita poi da una campagna contro la Russia da intraprendere al fianco dell'alleato tedesco. Malgrado le sue convinzioni, il destino fece ben presto capire a von Hotzendorf che una condotta tanto lineare sarebbe stata difficilmente attuabile.
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UN PONTE DELLA PRUSSIA ORIENTALE FATTO SALTARE IN ARIA DAI RUSSI IN RITIRATA NEL DISPERATO TENTATIVO DI RALLENTARE L'AVANZATA TEDESCA. LA RUSSIA NON SI SAREBBE MAI PIÙ RIPRESA DAI ROVESCI SUBITI NEL 1914.
La qualità del comando in campo russo fu pessima e l'invasione della Germania azzardata, lanciata prima che le forze armate fossero pronte. Tuttavia, il sacrificio russo non fu del tutto vano, visto che l'offensiva portò Moltke a distogliere risorse vitali dal Fronte occidentale.
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SOLDATI RUSSI SORSEGGIANO IL TE DURANTE UNA PAUSA DEI COMBATTIMENTI. CON L'ARRIVO DELL'INVERNO IL FRONTE SI ERA ORMAI STABILIZZATO.
Mentre i piani strategici dell'Austria erano ancora in corso di elaborazione, divenne chiaro che la Germania aveva deciso di concentrare le sue forze sulla sconfitta della Francia e Moltke, il comandante in capo tedesco, fece pressioni su Hotzendorf perché preparasse un'offensiva contro la Russia che avrebbe dovuto scattare fin dai primi giorni di Guerra allo scopo di distrarre le forze russe dalla pianificata invasione della Prussia orientale. Il comandante austriaco acconsenti alle richieste tedesche, ma solo dopo aver ricevuto formali garanzie di un attacco tedesco a nord che avrebbe dovuto coincidere con l'offensiva austriaca. Nacque così il Piano R per un attacco congiunto austro-tedesco. In realtà, né von Hotzendorf, né Moltke pensavano di onorare i loro impegni. Nel 1914 i tedeschi non avevano la minima intenzione di lanciare offensive a est, mentre Hotzendorf, in gran segreto, pianificò effettivamente un attacco ma contro la Serbia, anziché contro la Russia. Gli Imperi centrali stavano, quindi, per iniziare su basi totalmente falsate le loro operazioni orientali. I conseguenti rovesci subiti dall'Austria avrebbero portato al punto di rottura le relazioni tra le due nazioni alleate.

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